Edilizia agevolata: raffica di cause milionarie nella capitale

Vittime di un incastro di leggi. Ed oggi praticamente rovinati a causa di richieste di risarcimento monstre che in molti casi mettono a rischio i risparmi di una vita. A cominciare dalla casa dove oggi abitano. E’ la storia delle vittime della sentenza numero 18135 del 2015 — scrive La Stampa — con cui la Cassazione ha fatto chiarezza, a suo modo di vedere, in una vicenda vecchia di anni e alquanto complessa legata alla vendita a prezzi di mercato di tanti alloggi di edilizia convenzionata. Costruiti «in diritto di superficie», ovvero su terreni rimasti di proprietà dei Comuni e per questo poi ceduti a singoli o cooperative di abitazione a prezzi calmierati. Un fenomeno che a Roma, dove sono 400mila le persone potenzialmente interessate e le cause si contano a centinaia, ha assunto i contorni di una vera e propria emergenza sociale, ma che in giro per l’Italia potrebbe riguardare tanti altri assegnatari o meglio dire ex assegnatari di alloggi Peep. I proprietari iniziali, trascorso il periodo minimo imposto dai regolamenti comunali, seguendo la prassi corrente avallata per anni dalle amministrazioni capitoline che si sono succedute, come pure da notai ed agenzie immobiliari, negli anni passati hanno infatti veduto a prezzi di mercato le loro case, e il più delle volte reinvestito i proventi in nuove abitazioni. Ed ora, a distanza anche di molti anni, si vedono recapitare dagli acquirenti richieste di rimborso per centinaia di migliaia di euro per coprire la differenza incassata in più (e quindi istanze di messa in mora e poi pignoramenti) perché nel frattempo la giurisprudenza ha deciso che non potevano farlo. Che quelle case andavano cedute a prezzi calmierati. Non solo ma, beffa nella beffa, una legge del 2011 — continua La Stampa — consente ai nuovi proprietari di affrancarsi da questi obblighi versando a volte anche appena 10mila euro. In pratica una sorta di speculazione al rovescio. Dal mese di marzo il « Comitato Venditori 18135 » di Roma ha già raccolto 120 adesioni di famiglie che si trovano in questa trappola ed alle quali viene chiesto di restituire ben 23 milioni di euro.

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